Di Giancarlo Odoardi

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Ignoranza dei pedali e prepotenza dell’abitacolo

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Il nuovo assetto viario funzionale di Via R. Margherita è ormai noto a tutti. Ma meglio ricapitolarlo. Sulla corsia di marcia principale si procede in direzione sud, e lì possono passare tutti i veicoli, comprese le biciclette. Anzi, le bici hanno una sorta di prevalenza sugli altri mezzi come chiaramente evidenziato dalla segnaletica orizzontale che, oltre ad indicare che si è in presenza del limite di 30 km/h, dispone i diritti d’uso della corsia: prima le bici, che non sono obbligate a tenere la destra, e poi le auto, che devono stare dietro (tipico di una strada E-bis). A sinistra c’è la corsia ciclabile utilizzabile solo in direzione nord.
Per quanto riguarda quest’ultima, va subito messo in evidenza che il 90% di chi percorre quel tratto in bici in direzione sud si sposta “automaticamente”, quasi per istinto, sulla corsia ciclabile, viaggiando quindi contromano. Il che dovrebbe far riflettere sulla correttezza di quella scelta funzionale, ovvero su come ovviare all’evidente inconveniente interpretativo.
Per quanto mi riguarda, provo ad attenermi alle regole. E così qualche giorno fa, mentre percorrevo in bici la via in direzione sud, e in posizione abbastanza decentrata verso destra, ho sentito un automobilista accodarsi, ma impaziente di superarmi, e poi un colpo ripetuto di clacson. Al mio invito, con mano sinistra, ad attendere il proprio turno di transito, il clacson si è fatto risentire. Mi sono spostato a sinistra per poter avere un migliore contatto visivo, ma anche eventualmente verbale, con l’autista che, invece, una volta affiancatomi, nell’apostrofarmi ripetutamente dall’interno dell’abitacolo, e protetto dai vetri, con parole irripetibili in un comunicato, e accelerando con grande determinazione e soddisfazione (oltre i 30 km/h, si capisce), mi ha invitato con i gesti a spostarmi sulla pista ciclabile lì di fianco, ovviamente contromano.
Qui si sommano due fatti che andrebbero indagati con cura e attenzione: il primo, molti di coloro che si spostano in bici in direzione sud scelgono, contravvenendo alla regola, la pista ciclabile, ritenendola più sicura e comunque, sbagliando, dedicata a loro; il secondo, anche molti gli automobilisti credono la stessa cosa. Un corto circuito comunicativo e progettuale che deve essere risolto alla svelta, prima che qualche utente debole si faccia male.
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