Il PNRR e la Nuova Pescara
Lo scorso mese di dicembre il Governo Italiano ha rimesso alla Commissione Europea la relazione attestante il raggiungimento dei 51 milestone (traguardi) e target (obiettivi) indicati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per il 2021, per la richiesta di pagamento della prima rata dei fondi riservati al nostro Paese.
Si tratta di ben 24,1 miliardi di euro, in parte contributi a fondo perduto, 11,5 miliardi, e in parte prestiti, 12,6 miliardi. L’erogazione delle risorse da parte della Commissione Europea avverrà nei prossimi mesi a seguito dell’iter di valutazione previsto dai regolamenti sul conseguimento delle 51 misure assegnate lo scorso anno.
La tempistica per l’ottenimento dell’intero finanziamento di 191,5 miliardi prevede 10 rate semestrali che verranno pagate alla presentazione dell’attuazione delle corrispondenti misure, complessivamente 520, meno le 51 già rendicontate, fino al 2026, anno di scadenza di efficacia del Piano.
Un lavoro enorme, che spetta non solo al Governo e ai dicasteri di riferimento, ma anche a tutte le amministrazioni locali coinvolte nel processo, la maggior parte delle volte diretti destinatari dei finanziamenti.
Da questo punto di vista, dalle nostre parti nel 2006 potremmo, anzi, dovremmo trovarci in una situazione alquanto diversa da quella attuale, con tre comuni che non ci saranno più sostituiti da una nuova conurbazione, e quindi, per lo Stato, da un nuovo soggetto istituzionale. Verrebbe da dire che l’era del PNRR i comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore la passeranno metà in solitudine e l’altra metà in compagnia.
E siccome agli Enti locali, come si evince dai grafici che seguono (fonte governativa), sono destinate parecchie risorse, ci si chiede se per caso le varie commissioni che stanno lavorando alla nascita della nuova città ne stiano tenendo conto ovvero ne abbiano fatto cenno, congiuntamente con la Regione Abruzzo che dovrebbe governare la trasformazione, ai piani alti.
Si tratta di uno scenario completamente diverso dall’attuale, in cui gli ambiti territoriali, sociali, economici nonché ambientali di intervento assumono una connotazione strategica assolutamente nuovi. Il primo a cui viene da pensare è quello dei trasporti, ma è facile elencare gli altri: rifiuti, energia, verde pubblico, patrimonio idrico, inclusione sociale e coesione, lavoro, parità di genere, e poi urbanistica, salute, digitalizzazione dei servizi, e così via.
Le cronache locali più o meno, invece, ci riportano di sedute di commissioni, quelle preposte per gestire il processo costitutivo di cui ad un referendum e ad una legge regionali, andate a vuoto per mancanza del numero legale, di presunti rinvii e di equilibri da “aggiustare”, ma anche di pericolosi ripensamenti.
La parola “RINVIO” nelle oltre 200 pagine del PNRR non è mai citata se non per dire che non è un’opzione prevista, né tantomeno ragionevole da considerare, in questa insolita epoca storica che scorre tra pandemia e crisi climatica.
Da queste curiose e fastidiose concomitanze non ci si può attendere un momento di tregua, per cui non vale la pena giocare a fare “surplace” ciclistico per scattare dietro l’avversario e batterlo in dirittura d’arrivo: qui c’è poco da vincere, visto che sta diventando difficoltoso arrivare al traguardo.