PESCARA – Che via Marconi sia una strada pericolosa è noto, altrimenti non avrebbe ragione di essere lo spiegamento di forze dissuasive messe in atto per diminuirne il rischio: rotatorie, semafori, limite di velocità 30 km/h, raccomandazioni e ronde di pattuglie per arginare le numerose infrazioni! Pericolosa per le utenze deboli, ovviamente, pedoni e ciclisti, a cui è stato oggettivamente riservato uno spazio minimo: circa il 10% per i primi e praticamente nulla per i secondi che, se ne hanno necessità, possono transitare in promiscuo con le automobili. Ma se non tutte le strade hanno le stesse funzioni, e a Via Marconi si dice sia stata attribuita come prevalente quella dedicata al trasporto pubblico locale, le bici devono allora scegliere altri percorsi, più funzionalmente adatti all’uso.
Cosa che il ragazzo finito il 5 aprile scorso a terra con la sua bici su un attraversamento pedonale, che è anche ciclabile, sulla corsia lato mare di Via Marconi poco dopo l’incrocio con via Mazzarino, evidentemente non deve aver fatto in tempo a metabolizzare, e quindi si è ritrovato ad essere investito da un automobilista che con la sua auto usciva dalla rotatoria. Non essendo in presenza di un tratto rettilineo, evidentemente la velocità dell’auto era bassa, mentre, a sentire a caldo il conducente, il ciclista procedeva ad alta velocità, immettendosi improvvisamente sulle strisce (cosa curiosa non so quanto ancora al vaglio della Polizia Municipale).
Al di là di tutto ciò, rimane l’immagine del ragazzo caricato dagli operatori del 118 su un lettiga e portato in pronto soccorso, a quanto pare vigile nonostante il terribile e traumatico impatto sul parabrezza dell’auto; ma anche della sua bici, appoggiata tra albero e marciapiede, a testimoniare l’incauto avventurarsi su una strada a quanto si dice progettata e costruita in aderenza ai principi della sostenibilità. Ma per chi?
Non so se lo sono chiesti i residenti che al momento del sinistro sono usciti di corsa sui balconi dei palazzi circostanti e in strada e, dopo aver visto andare via l’ambulanza, sono rientrati nei loro appartamenti, a cercare la notizia sugli organi di informazione. In tutta questa faccenda forse non sono stati sufficientemente coinvolti: lo sono adesso, ma come spettatori. Ancora.
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