Di Giancarlo Odoardi

EditorialeMobilitàPrimo piano

Pedibus, per nutrire i sogni

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Dopo gli accompagnamenti dello scorso anno presso i vari plessi dell’istituto comprensivo 5, zona Pescara nord, eccomi ora all’8, Pescara centro, dall’Ex FEA fino al plesso di via del Concilio. Da qui partono due linee di pedibus, la rossa e l’arancione, che io seguo, con ormai dieci passeggeri, anche se non sempre sono tutti presenti. I genitori arrivano alla spicciolata, con le loro auto, e lasciano ragazze e ragazzi agganciarsi alla corda dell’allegra comitiva. Il percorso, di 720 metri, prevede l’attraversamento del Parco di Villa de Riseis, qualche stradina secondaria, via Bologna e quindi Piazza del Concilio. Qui, dove un immenso parcheggio auto accoglie anche le altre linee del pedibus, 4 in totale, avviene la negazione o l’esaltazione del progetto, dipende dai punti di vista. Le macchine, di chi porta i propri figli a scuola, ma anche di chi lavora o abita da queste parti, invadono ogni angolo, comprese le strisce pedonali e l’intera piazza. Il pedibus non è una comitiva di scolaretti e volenterosi che si cimentano mattina e pomeriggio in allegre e spensierate camminate urbane: è un progetto rivoluzionario di mobilità urbana, su cui sono impegnati l’amministrazione comunale, la scuola, genitori e associazioni di volontariato, che riduce se non abbatte significativamente il traffico automobilistico sistematico, delle ore di punta, con tutto quelle che ne consegue. Se fosse fatto da tutti coloro che frequentano le scuole della città avrebbe una evidenza strategica. Nel piccolo ha solo l’effetto di dare un segnale che in tanti, fra i soggetti richiamati e per quanto di competenza, dovrebbero raccogliere per orientare le scelte urbanistiche di governo della città. Se l’intero territorio urbano fosse un grande parco, Piazza del Concilio sarebbe il giardino della scuola, non un mega garage all’aperto. Per tale ragione, per qualche giorno della settimana, mi onoro di far parte dell’allegra combriccola, perché mi fa immaginare un’altra città, anche se per adesso fotografo ancora quella reale. Ma mi serve per nutrire i miei sogni.
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