Sotto le quinte del Ponte di ferro
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Per la seconda volta in pochi mesi, il Ponte di ferro della ex ferrovia diventa palcoscenico, dal 3 al 5 aprile, del film di Alessandro Genovesi, “Il fabbricante di lacrime”, e ora, nella giornata di venerdì scorso, una passerella per un evento di moda e design innovativo:”Fashion Bridge”, ideata all’interno del progetto di comunicazione “Gitani di mare”, curato da Francesco Santilli.
Gli eventi hanno avuto il patrocinio del Comune di Pescara: in entrambi i casi per l’Amministrazione “è stata la prova del proprio impegno a sostenere la creatività e l’innovazione, promuovendo la città come destinazione culturale di rilevanza nazionale“. E in effetti chi ha scelto la location c’ha visto lungo, trovando nelle forme e nei materiali del ponte la giusta cornice per il proprio quadro d’autore.
Ma quello che accade dietro le quinte, anzi in basso, deve essere sfuggito a tanti, e soprattutto continua a sfuggire a chi ha sicura responsabilità gestionale di questo luogo: da una parte una malconcia e abbandonata pista ciclabile, e dall’altra l’angusta casa di ritrovo e di riposo per emarginati senza fissa dimora. Sotto il ponte di ferro, illuminato a festa per creare l’atmosfera giusta, il buio della povertà e della indifferenza.
Durante l’ultimo evento, a sfilare nell’ombra del severo colonnato di cemento dell’asse attrezzato, c’erano i volontari della Comunità di Sant’Egidio, ad ascoltare le voci, nel frastuono ritmico del sottofondo musicale del mondo di sopra, di chi forse non ha più parole per raccontare la propria sopravvivenza.
Ci sono passato in bici durante l’evento, facendo anche fatica a superare l’auto (nel cerchio rosso) con a bordo due vigili che, con tutta la delicatezza che queste situazioni richiedono, tentavano di convincere le poche comparse a spostarsi. Magari su un altro set!
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