Sotto scorta
Pescara – Ho partecipato all’evento conclusivo del progetto PEDIBUS che per l’intero anno scolastico appena concluso ha coinvolto un centinaio di ragazze e ragazzi dell’istituto comprensivo n. 5 di Pescara, a nord della città.
Cominciato un po’ in sordina, complici sicuramente le misure di prevenzione del contagio da COVID e l’approssimarsi della stagione meno favorevole, l’iniziativa ha piano piano preso sempre più piede, coinvolgendo alla fine quasi intere classi.
Le distanze non erano impegnative, ma quei 500 metri fatti a piedi e ripetuti diverse volte la settimana hanno fatto breccia nella fiducia dei genitori.
Alcuni si sono lasciati anche coinvolgere nell’accompagnamento, aggiungendosi al personale dello staff composto di volontarie e volontari di FIAB e da referenti comunali impegnati in progetti di utilità collettiva. (PUC).
Un folto numero di persone che, giorno dopo giorno, con il bello e il cattivo tempo, hanno “scortato” bambine e bambini lungo i diversi percorsi.
Scortati, perché per loro sarebbe stato impossibile andare a scuola e tornare a casa a piedi da soli.
A partire dall’Amministrazione comunale, nella sua funzionale articolazione, a chi ha seguito le comitive nell’anonimato del servizio, è stato un prendersi cura per tutto il tempo di ogni partecipante, dal momento del “kiss&walk” fino al cancello di scuola, seguiti per tutti il tempo, sia in ingresso che in uscita.
Per consentire questa esperienza in autonomia e soprattutto in sicurezza, la città, senza idonei presidi, non è ancora adatta, né per i più piccoli né per coloro più avanti con gli anni, anch’essi utenti deboli della strada.
Durante l’evento, mi sono occupato in particolare di fare da “scopa” (in gergo cicloturistico chi chiude una comitiva) ad un gruppo di ragazze e ragazzi che si sono cimentati in una esperienza spot di BICIBUS, cioè si sono recati in bici dalla scuola Rossetti di Via Raffaello fino a Via Gioberti, appena 650 m. Tutti scortati.
In testa l’insegnante a guidare un plotoncino di 20 biciclette, per un corteo di circa 50 metri, ma prima ancora, e durante, una coppia di vigili a interrompere il traffico, intercettando ill flusso di auto del tardi mattina, lungo Viale Bovio. E questo sia all’andata che al ritorno.
Il senso dell’iniziativa era fare un prova, un test, per capire quanto un’esperienza del genere potesse essere lanciata il prossimo anno, con l’obiettivo di fondo di sostituire il mezzo di trasporto a quattro ruote ameno con uno a due, senza motore, e su distanze sicuramente maggiori di quelle della prova.
A giudicare dalla perizia e dall’entusiasmo di chi ha partecipato, il BICIBUS potrebbe senza dubbio essere avviato. Ma qui c’era l’occhio attento degli organizzatori e soprattutto un percorso protetto dalle moto e dalle divise dei vigili, che hanno ridotto il rischio!
Ecco cosa stona, allora, in queste iniziative sperimentali di liberazione del trasporto collettivo sulle due ruote: la necessità essere scortati, semplicemente perché diversamente si rischia di correre dei pericoli.
Si tratta di una considerazione amara: la città, da questo punto vista, oggi non è in grado di garantire alcuna sicurezza ai suoi cittadini più giovani e neanche a quelli più avanti con gli anni, inducendo entrambi semplicemente alla rinuncia.
Non potendo pertanto essere fornita la scorta ad personas, questa deve essere sostituita da una infrastruttura sicura e dedicata, come marciapiedi idonei e incroci a prevalenza d’uso pedonale, e soprattutto ciclovie riservate, opportunamente dimensionate e collegate in rete senza soluzioni di continuità, corredate da un sistema logico e diffuso di stalli, che prendano il posto di file di parcheggi di auto. Poi tanta governance!
Ad oggi queste condizioni sono molto di là da venire: segnali importanti e significativi provengono certamente dall’Amministrazione comunale, ma sono ancora troppo isolati e quindi deboli. L’assemblea civica è concentrata su un vecchio modo di interpretare la strada e non vede i grandi scenari della sostenibilità ambientale che da tempo impongono un cambiamento drastico non più rinviabile.