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Strada Pendolo: 3 minuti d’auto tra l’ospedale e il carcere!

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In coda al primo Urban Bike Tour di sabato 12 febbraio, organizzato da FIAB Pescarabici lungo la Tiburtina e rimandato per la pioggia, sono comunque andato a fare un giro di ricognizione. La Tiburtina me la ricordo da quando ero ragazzo e, almeno il tratto urbano da Via Stradonetto fino all ferrovia, la facevo con una vecchia bici, una 26 da donna. Erano gli anni ’70 e io avevo intorno ai 15 anni: ci andavo tutti i giorni a scuola, tranquillamente e in sicurezza. Me la ricordo anche completamente vuota, durante le domeniche a piedi dell’austerity: era il 1973-74, gli anni della crisi energetica.

Da quel tempo ad oggi intorno a questa strada sono sorte tante attività, come anche si sono affacciate altre strade, dalla circonvallazione verso monte, all’altezza della rotatoria con l’aeroplano,  e il Pendolo, in prossimità del complesso scolastico del Manthonè, ex ITIS, già realizzato da oltre 10 anni sul lato nord e tra qualche mese aperto anche in direzione sud.Me lo sono riguardato, sabato scorso, questo asse stradale che, ancora oggi, si dice sarà in grado di risolvere il problema dell’attraversamento automobilistico del centro città: tre minuti dall’ospedale al carcere, più o meno le zone che saranno collegate.

Ma questo asse stradale, quindi, aumenterà o diminuirà il traffico? Incrementerà l’uso dell’auto o funzionerà da deterrente? Agevolerà l’uso del mezzo pubblico o delle biciclette o sarà trasparente a queste forme di mobilità? Per quest’ultimo mezzo di trasporto, a due ruote, francamente ho timore che, come progettato, non sortirà effetti benefici. A guardare il Pendolo dalla Tiburtina, come nella foto, la pista ciclabile esistente, come progettata e realizzata, è sempre risultata marginale,  funzionalmente impraticabile e irraggiungibile perché  decentrata e quindi abbandonata, come è successo, al degrado.

Il nuovo tracciato è progettualmente la fotocopia del precedente e si porterà dietro tutti i vizi iniziali dell’intera opera: uno stradone di antica concezione infilato nei quartieri della città come un coltello nel burro, a dividere piuttosto che ricucire il tessuto sociale che ci potrebbe girare intorno. Ne ho lungamente scritto qui: La prova del pendolo.

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