Tra i cocci di vetro
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Tutti noi conosciamo il rumore della raccolta del vetro, quello delle bottiglie che urtano tra loro o che si rompono quando il mastello viene svuotato dall’operatore. E’ un rumore amichevole, che ci segnala che la strada del riciclo si è messa in moto e si chiude negli impianti dove il vetro viene fuso e poi “colato” all’interno di stampi per produrre il nuovo prodotto, bottiglia o vasetto che sia. Tre sono le sigle che identificano i diversi tipi di vetro: GL70 per il vetro trasparente, GL 71 per quello verde e GL72 per quello marrone. Il vuoto a rendere, che precede il riciclo trattandosi di riuso, in Italia è ancora poco diffuso. Secondo dati ministeriali, nel nostro Paese solo il 10% delle bottiglie è soggetto a vuoto a rendere, ma si sta intensamente lavorando in questa direzione per ripristinare una antica e sana tradizione.
Un sacco di belle parole, che poi perdono il loro senso quando apri il cassonetto del vetro, solo vetro, sotto casa e tra bottiglie e vasetti trovi un servizio completo di piatti, Ma anche quando nel cassonetto viola trovi ramaglie e potature.
Non si tratta di un disservizio di chi raccoglie, ovviamente, ma di un atteggiamento dolosamente errato di chi conferisce, perché è veramente difficile confondere certi materiali.
Mi chiedo quanto Ambiente spa abbia contezza di ciò, ovvero se vi è un quadro di sofisticazione mercelogica dei materiali conferiti di cui preoccuparsi, e se vi sono iniziative in corso per recuperare le situazioni descritte, o diversamente se al riguardo si intende intraprendere azioni informative se non di deterrenza sanzionatoria, in collaborazione con la Polizia municipale.
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