Mobilità

Più parcheggi in città? Far girare più bici!

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Pescara – Questa immagine è stata scattata lungo via Ferrari, tra i due sottopassi, in prossimità della rotatoria con via del Circuito. Ritrae un attraversamento pedonale, non ciclabile, scolorito, su cui transitano, cautelativamente “bici a mano”, ben 7 utenti “vulnerabili”, tre adulti, due ragazzi e due bambini. I minori hanno tutti il casco.
Si sono avvicinati all’attraversamento, per raggrupparsi e poi passare. Né prima né dopo di questo tratto ci sono piste ciclabili. Così organizzati si sono spostati nella viabilità ordinaria, tra Via Ferrari e vie traverse, sembra per andare al mare, rischiando la loro incolumità fisica, soprattutto i ragazzi. Si muovono circospetti, perché sanno che la strada non è il loro territorio, ma lì devono muoversi con i loro “velocipedi”.
Non hanno necessità di parcheggi auto, anzi ne liberano per coloro che invece ne hanno bisogno. Paradossalmente i ciclisti fanno aumentare la disponibilità di posti auto.
E siccome ciò è vero, chiaro ed evidente, perché così poco si fa affinché  ciò accada? Perché, cioè, non si incrementano le opportunità per le due ruote di muoversi, in città, senza pericoli, con percorsi protetti, riservati, con i presidi necessari alla loro manutenzione e sicurezza (stalli e ciclostazioni)? Perché si indugia così tanto nel tracciare una rete privilegiata di percorsi ciclabili che non abbiano soluzioni di continuità e che siano sufficientemente in grado di sostenere, agevolare e consentire lo sviluppo massiccio e convinto della mobilità ciclistica?
Accade, al contrario, che si cerchino luoghi in cui realizzare ulteriori parcheggi auto che non fanno altro che aumentare il traffico motorizzato e quindi limitare lo spazio per i ciclisti.
Non basta realizzare qualche infrastruttura ciclabile, magari decentrata, con limitata estensione e localizzata in zone marginali. C’è bisogno di un sistema identitario chiaro, riconoscibile, evidente. La Ciclopolitana di Pescara, promossa e presente ad oggi in diversi documenti programmatici istituzionali, potrebbe esserlo, ma bisogna crederci.
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