Il buco nero della contaminazione
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Non sono il solo a percorrere le strade che attraversano la Riserva Naturale Regionale Pineta Dannunziana. Lo faccio sempre in bicicletta, come tanti, molti a piedi e altri ancora, dove possibile, come in Via della Pineta, in auto.
C’è chi lo fa sulle proprie zampe, come è successo, e questa volta senza successo, ad uno scoiattolo che ieri mattina ha avuto la peggio nello scontro con un automobilista che a bordo del suo mezzo percorreva nello stesso momento, in direzione mare monti, proprio Via della Pineta.
Recentemente la stessa sorte era toccata ad un biacco, investito, se così si può dire, lungo la nuova Strada Pendolo.
Lo scorso anno avevo fotografato una volpe, rimasta vittima evidentemente di una collisione con un mezzo in transito al confine sud della Riserva.
Ma, sicuro di non sbagliare, facendo buona guardia qui si potrebbero intercettare, oltre a quelli citati, tanti altri animali, come tassi, istrici, cinghiali e chissà cos’altro ancora.
Tralasciata per ovvie ragioni l’avifauna, per questi animali il limite amministrativo fissato dalla norma dei confini della Riserva è solo una linea territorialmente immaginaria e non ha alcun senso, come anche quella fisica del recinto o della staccionata, che costituisce un banale ostacolo da aggirare o al massimo da superare senza alcuna difficoltà.
C’è poco da fare: con le strade, come quelle attuali, fino all’ultima del Pendolo, o con altri mezzi di intrusione, siamo entrati nel loro habitat non sapendo che loro entrano comunque nel nostro, creando conflittualità di cui ci ostiniamo a non decifrare il senso, la portata.
Una zona protetta ha un’areale di influenza e di contaminazione che non smette di avere i propri effetti ai confini della stessa, quelli stabiliti per legge, la nostra legge. E tutto questo all’interno di un contesto urbano viene amplificato a dismisura.
Alla cittadinanza, forse senza necessari strumenti scientifici di comprensione, il significato di questa condizione di reciproca contaminazione potrebbe anche sfuggire, ma ad un organismo preposto alla gestione del territorio, di quel territorio, direi proprio di no. Anzi dovrebbe essere una opportunità.