Il picchio meccanico
PESCARA – Passo diverse volte al giorno all’interno della Riserva Dannunziana. In bici, per cui posso ascoltare i suoni che mi circondano, e trovo qualcosa di profondamente simbolico nel rumore che in questi mesi sovrasta tutti gli altri, specie in alcune ore della giornata (ma è successo anche di notte, l’ho ascoltato da casa) e che prioviene dalla zona sud dell’area protetta. Potenti martelli pneumatici demoliscono le travi e i pilastri dello svincolo della circonvallazione, un detrattore ambientale quarantennale, liberando spazio dal cemento, con una sorta di atto di “demolizione creativa”, che potrebbe restituire terreno alla natura.
Eppure, mentre questo rumore meccanico sembra risuonare come un tentativo di rimediare alle passate intrusioni umane nel paesaggio naturale, il silenzio del picchio, che ho sentito diverse volte emergere dal silenzio del bosco e adesso non più, potrebbe raccontare una storia diversa. Il “toc-toc” ritmico dell’uccello è scomparso non perché sovrastato dall’onda acustica temporanea delle demolizioni, ma probabilmente per altre e più preoccupanti: l’eccessiva pressione antropica nell’area protetta e la rimozione degli alberi morti, o ancora vivi ma accasciati al suolo o in procinto di farlo.
La similitudine “fonica” tra il picchio e la macchina acquisisce così varie sfumature. Ciò che rende ancora amara la riflessione è che la rimozione degli alberi, morti o che non hanno neanche il tempo di diventarlo, avviene apparentemente per una ragione comprensibile – la sicurezza – ma con effetti collaterali significativi sull’habitat naturale. Gli alberi che muoiono non sono “rifiuti” del bosco, ma microhabitat essenziali per molte specie, piccoli ecosistemi verticali che offrono rifugio e nutrimento. Il picchio, in particolare, dipende da questi tronchi sia per alimentarsi degli insetti che vi abitano, sia per scavare il nido.
Il tutto mi indice a riflettere su come anche i nostri tentativi di “rimediare” possano risultare insufficienti quando l’equilibrio ecologico è compromesso. Gli alberi morti rimossi per ragioni di sicurezza erano microhabitat essenziali per specie come il picchio, ora andato a cercare nuove dimore, allontanandosi sempre più, come tanti altri animali, da un’area teoricamente destinata alla sua protezione.
La sinfonia della Riserva cambia così le sue note: il rumore meccanico della rimozione del cemento potrebbe, spero, preludere a un futuro rinverdimento, ma il silenzio lasciato dal picchio ricorda quanto, negli ecosistemi naturali, sia difficile riparare completamente ciò che l’antropizzazione ha alterato.