Inciviltà a motore nella Riserva:
le auto attraversano la zona protetta
PESCARA – 22 maggio, ore 19:30, uscita di via Pantini (Pendolo) in direzione sud. La strada è interrotta, com’era stato annunciato, per i lavori di abbattimento del vecchio svincolo. Due segnali stradali da cantiere indicano chiaramente l’obbligo di svoltare a sinistra. Due semplici birilli dovrebbero rafforzare il messaggio. Il percorso alternativo? Un giro di appena 400 metri, da fare su asfalto, seguendo via Silone e via Scarfoglio fino al lungomare. Niente di drammatico, se non per qualche automobilista impaziente e, a quanto pare, completamente privo di senso civico.
Arrivo in bici e davanti a me la scena è surreale, sconfortante. I cartelli sembrano spostati, i birilli accantonati ai bordi. Il messaggio è chiaro: via libera alle auto… dentro la Riserva! Una scorciatoia di 40 metri, attraverso l’erba, tra i pini, lungo uno sterrato improvvisato, diventato in pochi minuti una pista da safari urbano.
Macchine in fila, una dietro l’altra, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo (e forse ormai lo è diventato!). Nessuna esitazione, nessuna remora. Una scena che mi lascia sconcertato e esterrefatto. Ma davvero siamo arrivati a tanto? Davvero si può pensare che attraversare un’area protetta con l’auto, solo per risparmiare qualche secondo, sia accettabile? È questa l’idea che l’uso dell’auto consente di avere del territorio?
No, non può e non deve essere così. Siamo di fronte a un gesto grave, che va oltre la semplice trasgressione: è la dimostrazione lampante di un’inciviltà radicata, di una totale mancanza di consapevolezza del valore di un’area protetta, e forse anche di un’educazione civica mai veramente maturata nei confronti dell’area protetta (non si capisce da chi).
Una Riserva naturale ridotta a scorciatoia abusiva. Talmente malconcia e trascurata da non apparire più come un luogo da rispettare, ma come un qualsiasi spazio urbano buono per farci passare le auto. E il danno non è solo ambientale: è soprattutto culturale.
Senza pensarci due volte, ho fermato la bici, rimesso a posto i cartelli e riposizionato i birilli, in posizione presumo corretta, per impedire ulteriori abusi. Ma questo non basta.
Chiedo alle autorità competenti di sistemare in modo più chiaro ed efficace la segnaletica, ma anche magari qualche strumenti di maggiore e decisa dissuasione, e garantire controlli efficaci, che impediscano simili scempi.
Non possiamo a girarci dall’altra parte rispetto a situazioni di evidente sopraffazione e danno del bene pubblico. Io non c’ho pensato due volte.