RIFIUTI: scendere sotto i 500 kg/ab/anno!
RIFIUTI: una comunità è virtuosa quando non li produce, ovvero gli inevitabili scarti di qualsiasi attività sono il più possibile minimizzati (rifiuti zero) e il resto va al riuso, al recupero, al riciclo. Ma la migliore performance è ovviamente di chi li previene: a chi fa tanta raccolta differenziata, ma di molti rifiuti, non può essere attribuito un alto punteggio di sostenibilità.
Questo primo periodo è pieno di parole chiave: rifiuto, scarto, riuso, recupero, raccolta differenziata, performance, sostenibilità. Aggiungo “quantità” che è il filo rosso che le lega. Infatti i rifiuti si misurano in quantità, in peso in particolare, lo strumento valutativo adottato nelle analisi di settore, da cui poi discendono le informazioni sulle attività di gestione (quanti kg di raccolta differenziata, ad. es.).
Ma curiosamente la “quantità” viene presa molto in considerazione unicamente per ragionare sulla raccolta e non sulla prevenzione, da cui discende lo scenario che dà il senso e la misura della sostenibilità di una comunità e di cui pochi si preoccupano, considerando la produzione dei rifiuti un fatto ineluttabile.
Come siamo messi a Pescara? Ecco intanto, secondo i rilevamenti del Catasto Nazionale Rifiuti di ISPRA, il dato sulla raccolta differenziata, ancora sotto il 50%: ovviamente c’è molta frazione organica, che pesa tanto per via dell’acqua che contiene, poi carta e cartone, quindi il vetro, e indietro le altre frazioni, compresa la plastica, tanto evidente per via del suo volume.
Se leggiamo il contributo che ogni singolo cittadino dà in termini di produzione delle singole frazioni, si ha la stessa classifica, con l’organico in testa, poi carta e cartone e quindi vetro.
Osserviamo ora quanti rifiuti vengono prodotti ogni anno da ogni persona, a partire dal 2010, fino al 2022, ultimo rilevamento fornito da ISPRA.
I diversi colori rappresentano gli anni di riferimento delle amministrazioni comunali che hanno governato in quegli anni. Da 2010 al 2019 i valoro non scendono mai sotto i 550 kg/ab, mentre ciò accade dal 2020. Questo, va ricordato, è l’anno del COVID, come lo è il 2021, per cui l’economia ha rallentato, quindi con una decisa riduzione della produzione dei rifiuti (come anche, cosa a tutti nota, dell’inquinamento in generale). Ora non resta che aspettare il dato del 2023 per meglio interpretare il calo del 2022, non in linea con il dato nazionale di stabilità produttiva.
In ogni caso non sembra possa essere attribuito ad una improvvisa presa di coscienza della cittadinanza della opportunità di produrre meno rifiuti, non avendo rilevato alcuna attività pubblica di sensibilizzazione condotta al riguardo.
Nel ragionare su cosa bisogna fare per gestire al meglio questa materia, non ci si può limitare a confrontarsi sul modo di raccogliere i rifiuti, ma va fatto il grande salto di qualità del come evitare di produrli, sia attraverso un grande impegno che non può che essere a carico di chi produce e commercializza i beni di consumo e le merci in generale, che però deve subire la pressione di chi consuma, attraverso un processo a ritroso di sostenibilità: non acquistare confezioni con rifiuti incorporati è un segnale di feedback potente, se collettivo.
Ma su questo fronte c’è bisogno di una grande campagna informativa nonché educativa, che deve trovare declinazione all’interno di un percorso dichiarato e poi praticato, a partire già dai programmi elettorali, per centrare il prima possibile gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Il primo passo, quindi, è mettere in campo quelle iniziative che consentano intanto di scendere in modo permanente sotto i 500 kg/ab/anno ed effettuare una prima verifica durante la Settimana Europea della Riduzione dei Rifiuti (SERR), che si svolge ogni anno a novembre, più o meno a 100 giorni dalla data delle imminenti elezioni.