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Riserva Dannunziana: intervento al Consiglio Comunale aperto

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Martedì 14 settembre 2021 – All’interno del Palazzo Aurum, si è svolto il Consiglio Comunale dedicato alla Riserva Dannunziana, aperto, dedicato a chiunque avesse voluto intervenire. Mi sono prenotato, nei tempi e nei modi richiesti, in qualità di Presidente dell’Ecoistituto Abruzzo, quindi parte del coordinamento di Associazioni, nonché come consulente nella redazione della bozza del PAN 2008. Alla fine mi hanno chiamato come semplice cittadino. Tempi molto contingentati per dare il proprio contributo: tre minuti. Mi ero calibrato su 5, così sapevo. E così la chiusura è stata un po’ “disturbata” dal Presidente che sanciva il tempo scaduto. Siccome me l’ero scritto, lo riporto qui, per chi l’ha sentito male e anche per chi non c’era.

Due mesi prima dell’incendio e qualche giorno dopo il 31 maggio di quest’anno, ho scoperto di essere stato ritenuto, non da solo, partecipe o di aver dato addirittura l’assenso al progetto di realizzazione, all’interno della Riserva Dannunziana, del tratto terminale del Pendolo, ormai noto asse viario urbano. Lunedi 31 maggio è il giorno in cui, a notte fonda, l’impresa incaricata dell’opera si è insediata dentro la Riserva e, prima  ancora di recintare il cantiere, ha tagliato  gli alberi presenti sul futuro tracciato stradale, sotto l’attenta direzione e sorveglianza del dirigente comunale competente.

Coinvolto mio malgrado in questa amara  storia perché tra gli incaricati della redazione della BOZZA del PNA del 2009, oltre al coordinatore Giovanni Damiani, c’ero anch’io, in qualità di consulente.  E quel documento tale è rimasto: una BOZZA, di cui la Giunta dell’epoca prese atto, senza nessuna possibilità di adottarlo per l’assenza dei tempi istituzionali. “Lo abbiamo ricevuto“, disse la Giunta, come se avesse firmato cartolina di una raccomandata. E poi, nei dieci anni successivi, DIECI ANNI, il documento ha fatto il suo lento corso dentro gli uffici del Comune e del quale i redattori della BOZZA non hanno saputo più nulla.

Ma già a quell’epoca, nel 2008/2009, fuori dall’equipe che lavorava alla bozza del PAN, c’era chi invece elaborava  il progetto della strada, in una sorta di percorso parallelo autonomo, sotto traccia. Tale è rimasto, per dieci anni, attraversando tutte gli uffici e acquisendo tutti i pareri e le autorizzazioni, tanto da essere addirittura finanziato con risorse europee dell’FSC, il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014/2020, a discapito della tutela già da tempo attribuita all’area protetta dalla Legge Regionale istitutiva del 2000,  come se quest’opera, quella della strada, fosse sovraordinata rispetto al futuro PAN, anzi facendosi addirittura parte integrante dello stesso.

Come è stato possibile? Come è potuto succedere? E soprattutto dove, in quali uffici? E chi lo ha consentito?

Lo chiedo perché certi nomi, come il mio, appaiono ora su un mega cartello non di cantiere, che prima ha fatto un giro avventato su certe pagine social e poi è stato saldamente apposto all’interno della Riserva, a mo’ di gogna mediatica, chiaramente ad indicare chi si è reso almeno complice dell’opera, un cartello allusivo, quindi, che non ha nessuna attinenza né utilità per la realizzazione della stessa. Indispensabile e obbligatorio è invece quello di cantiere che riporta tutti gli  estremi di legge, compresi i nomi dei referenti per competenza che  si possono leggere recandosi sul posto.

E questo cartello è ancora lì, perché quell’opera, ora ferma per problemi autorizzativi, per quanto mi risulta è ancora prevista,  compreso l’abbattimento di altri alberi, oltre quelli già rimossi, sani e non bruciati. Opera che apre una ulteriore ferita, oltre quella già inferta, su un corpo ormai indifeso e lacerato dal fuoco; per quello che si prefigura, cioè oltre un milione di mezzi motorizzati che vi transiteranno ogni anno (ora su via della Bonifica, dati del PGTU)  rischia di diventare una infezione profonda.

In più di una occasione questa Amministrazione si è imbattuta in progetti, predisposti dalla precedente, ritenuti sbagliati e che sono stati realizzati e poi smontati in un giorno e poi diversamente rifatti. Non li voglio citare, ma voglio invece ricordare quanto, a commento di ciò, è arrivato il vanto dal Palazzo a saper riconoscere certi errori e a correggerli subito, tornando indietro sui propri passi. Benissimo. Nel caso di via Pàntini, invece, il progetto, attribuito con forza ad altri,  è stato ritenuto corretto e si è andato avanti nell’attuarlo. Peccato che in questa occasione, un eventuale ravvedimento non potrebbe vedere il ripristino della situazione precedente: gli alberi, tanti, sono stati tagliati per sempre.

Mi chiedo se, dopo la tragedia  del primo agosto, il progetto  del pendolo dentro la Riserva possa ancora essere considerato valido, ovvero ritenuto tale da questa Amministrazione, e quale ruolo questo detrattore ambientale, perché in questo contesto tale va considerato visto che a due passi se ne vuole rimuovere un altro, cioè via della Bonifica, può assumere all’interno dell’auspicato progetto di rinascita della Pineta, anzi, meglio, della Riserva.

Per questo asse viario si deve trovare un’altra soluzione, magari ragionando con i cittadini attraverso processi partecipati che evitino che questi siano semplici spettatori o “finanziatori” di opere, ma protagonisti.  E quindi a questa Amministrazione è rivolto l’invito a ripensare interamente il progetto stradale, magari partendo dalla rimozione del cartello … allusivo!

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