Parlava solo tedesco, e stranamente “a bit” di inglese, il cicloturista che giorni fa ho incontrato in località Peticcia, nei pressi di Ortona, mentre, provenendo da nord e inconsapevole di quello che avrebbe trovato, si accingeva a percorrere la scorciatoia, che molti conoscono, che collega la vecchia strada per Ortona alla pista ciclabile lungomare, quella verde e blu, che in tanti avranno percorso. Io procedevo in senso inverso, in salita (viene indicata anche in Komoot e Google Maps).
Si tratta alla fine di 200 di metri di sterrato che si staccano dalla stradina che porta al depuratore (via Roma) e che consentono, provenendo da nord, di raggiungere agevolmente, e con grande vantaggio di tempo e di fatica, la pista ciclabile sul lungomare. In tutto sono 500 metri, di cui 300 hanno un dislivello di 30 metri (in ambo le direzioni) che evitano di percorrere oltre 3 km, per salire al paese e riscendere (e viceversa).
Da inizio estate, proprio sugli ultimi 200 metri, quelli pianeggianti, sono in corso lavori di adeguamento della sicurezza di alcune gallerie ferroviarie (così è scritto sul cartello di cantiere), in ragione dei quali l’impresa ha opportunamente recintato l’area. Ci sono già capitato a fine luglio e, non trovando un passaggio, mi sono dovuto rifare, con disappunto, la salita e tutti km di cui sopra.
Per tornare al ciclista tedesco, ho provato a spiegargli che alla fine del breve tratto sterrato, all’imbocco del sottopasso ferroviario superato il quale dopo 5 metri ci si immette sulla ciclabile, l’impresa ha posto tre new jersey, rendendo impossibile, o per lo meno particolarmente difficile, il transito, se non scavalcando. Tutta l’area in effetti è recintata con la classica rete rossa di cantiere con tanto di segnaletica. Ok, ci sta!
Ma allora non si spiega la splendida segnaletica che da quest’anno è stata posta in opera lungo tutto questo tracciato e che indica chiaramente le direzioni, sia a scendere che a salire. Va detto, per chi non conoscesse i luoghi, che da diversi anni campeggia una segnaletica di legno che fornisce comunque le medesime indicazioni: di qua, di là, di su e di giù!
Ora la segnaletica è “a norma” con tanto di palina metallica mesa a dimora da un’impresa, evidentemente autorizzata, che ha eseguito i lavori, seguendo un preciso piano di segnalamento: almeno 4 postazioni con indicazioni chiare di direzione: sfondo rosso e frecce e bici bianche, che puntano tutte all’area di cantiere.
Sinceramente non so quale sia stato l’ente appaltante (Regione? Provincia? Comune?), ma sta di fatto che appena visto ho apprezzato molto l’intervento (finalmente, mi ero detto!), seppur con qualche dubbio sulla coerenza della veste grafica con segnali presenti in altre situazioni.
Comunque, rimane il fatto che, sia che si arrivi da sotto che da sopra, ci si trova di fronte a evidenti indicazioni di percorso, che però si interrompe bruscamente mettendo in grandissima difficoltà chi ne usufruisce. Suppongo che oltre al cicloturista tedesco tanti altri per tutta la stagione siano rimasti intrappolati nel finto bypass ciclistico. Penso a gente arrivata lì con bici cariche di borse e bagagli, o ragazzi o persone con abilità ridotte, comunque non atleti, costrette a dover tornare indietro oppure scavalcare il blocco di cemento, perché nessuno ha avuto l’ accortezza di segnalare l’interruzione.
Tra l’altro, chi viene da sud e va a nord, trovando chiuso l’imbocco all’altezza del ponticello sul Fosso Peticcio, invece di 500 m, seppur con 300 in ripida salita, deve farsi oltre 4 km, dovendo tornare indietro, risalire al paese, scendere, e risalire di nuovo (chi conosce la strada sa cosa intendo dire).
Come diceva un tormentone musicale di diversi anni fa, l’estate sta finendo, ma il turismo in bici niente affatto. Anzi da più parti si esprime l’auspicio che questo continui per mesi e mesi, per cu una condizione del tipo di quella descritta sopra non dovrebbe assolutamente essere tollerata per più di un giorno.
Se questo è un tracciato di Bike to Coast ovvero della Ciclovia Adriatica, è bene che i soggetti proposti, a qualsiasi titolo, a garantirne il transito cicloturistico trovino quanto prima il tempo di coordinare le proprie azioni. Sarebbe bastato, ad esempio, concordare di lasciare una banalissima, magari curata, single track di un metro per agevolare il passaggio, apponendo la opportuna segnaletica integrativa.
Per interlocutori che non parlano tra di loro, vi sono altri, facile immaginare chi, che soccombono, in un disappunto a volte amaro, quando non rabbioso, che non fa bene al territorio abruzzese.
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