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Aree Urbane Funzionali (AUF),
tra criticità e opportunità

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PESCARA – Durante la presentazione del progetto di Pianificazione Strategica Territoriale delle Aree Urbane Funzionali (AUF) di Pescara, a cui ho preso parte lo scorso 16 gennaio presso la sede universitaria di Viale Pindaro di Pescara, ho appreso di un nuovo fronte di dibattito sul futuro di un ampio territorio regionale, rappresentato da ben 20 comuni dell’entroterra pescarese, allargato a Francavilla al Mare e San Giovanni Teatino. Partecipando all’evento, ma soprattutto nel compilare il questionario che poi è stato sottoposto ai presenti, mi sono trovato a fare a una riflessione: quanto la prospettiva di benessere deve concentrarsi solo sulla risoluzione delle criticità create dall’azione umana e/o quanto, invece, deve puntare a costruire un nuovo modello organizzativo di ampio respiro basato su una consapevolezza rinnovata di cittadine e cittadini, accertata e non presunta, e sugli obiettivi di sostenibilità?

Il peso delle sfide ambientali e tecnologiche – Le problematiche affrontate nel questionario, analizzando le circa 40 domande, evidenziano quanto il peso delle crisi ambientali e delle trasformazioni tecnologiche siano il vero motore delle decisioni future. Dalla crisi idrica alla perdita di biodiversità, dall’urbanizzazione caotica alla necessità di transizioni energetiche più efficaci, la sensazione è che stiamo cercando di riparare ai danni del passato. Tuttavia, la presenza di temi legati alla mobilità sostenibile, alla digitalizzazione e all’innovazione suggerisce anche la volontà di guardare avanti, sperimentando modelli più resilienti e quindi attenti alle risorse.

Un questionario tra visione strategica e realtà locale – Come da presentazione della survey, la metodologia adottata (Delphi) mira a raccogliere opinioni di esperti e stakeholder, offrendo una visione complessa ma strutturata. Ho certamente percepito un forte orientamento alla sostenibilità, da cui si dovrebbe trarre ispirazione per un coraggioso slancio verso modelli di sviluppo più innovativi. In fondo, la sfida non è solo ridurre l’impatto negativo dell’azione umana, ma trasformarlo in un motore di progresso consapevole.

Criticità o nuova consapevolezza? – A fronte delle urgenze climatiche e sociali, un bivio: una direzione è quella di agire con politiche correttive, tamponando i problemi che si sono accumulati nel tempo; l’altra è ripensare il concetto stesso di benessere urbano. Gli obiettivi dell’Agenda 2030 e degli SDGs ne indicano una: non basta riparare, bisogna innovare, ma nella consapevolezza del limite.

L’auspicio è che il progetto AUF possa rappresentare una utile opportunità di trasformazione, ma serve un cambio di prospettiva. Non basta chiedersi cosa aggiustare, ma cosa possiamo creare di nuovo per garantire qualità della vita, equità sociale e resilienza ambientale, e con quello che abbiamo oggi, non prendendo dalle risorse di competenza delle prossime generazioni, di cui, in verità, io sono convinto di fare già parte.

Di seguito il link del questionario rivolto ai cittadini: QUESTIONARIO

 

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