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Bologna ancora in chiaro scuro

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Per questioni familiari mi reco spesso a Bologna, che tra l’altro conosco un po’ essendo stato lì studente universitario agli inizi degli anni ’80. Non c’è verso che non scatti ogni volta fotografie, stimolato da una dinamica urbanistica in continua e rapida evoluzione.

Pur potendo utilizzare il n. 21 per andare a destinazione, c’è spesso qualcuno che viene a prendermi in auto, sul retro della stazione. Anche questa volta non ho potuto fare a meno di notare che, nonostante l’intenso traffico automobilistico e addirittura la presenza di ausiliari per coadiuvare l’attraversamento pedonale, la parte iniziale di diverse vie, ortogonali al lungo fronte di acccesso alla stazione stessa, è dotata di un numero significativo di rastrelliere stracolme di bici, come anche il marciapiede antistante l’ingresso: veramente tante. E lungo il tragitto noto alcuni segnali di una mobilità emergente, quella delle cargobike, ma anche i lavori per i tracciati delle quattro linee della nuova rete tramviaria. Bici anche davanti ai supermercati (uno a caso), ma anche nei meandri di Via Rizzoli, in pieno centro, con ampi spazi dedicati, una volta parcheggi auto.

Poi però trovo situazioni che fanno storcere un po’ il naso, come quella che, passeggiando lungo vie a pochi passi da Piazza Maggiore e lasciata alle proprie spalle la preziosa pedonale di Via delle Moline, ti ritrovi all’incrocio tra via Oberdan e Via Marsala, con il posteggio di San Martino, davanti l’omonima Basilica, parcheggio che si vede benissimo essere fuori luogo ma che invece poi raddoppia la propria funzione nell’adiacente Piazza. Tutta l’area circostante tra l’altro è zeppa all’inverosimile di attività commerciali di ristorazione, abbigliamento e tanto altro ancora, e la domenica mattina si sgomita per passeggiare e si battaglia per un tavolino ad un bar.

Insomma, da quello che vedo, tram e bici, ma anche da quello che sento (le cameriere che come minimo parlano fluentemente l’inglese), una città che cresce e si fa più europea, ma che ancora si lascia dietro rimasugli di storie lontane, di cui potrebbe fare agevolmente a meno.

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