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Dinamiche naturali e concetto di resilienza

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PESCARA – Al mattino presto, diciamo all’alba, frequento spesso le acque e il tratto di spiaggia a sud di Fosso Vallelunga. Quest’anno ha attratto la mia attenzione, e credo di tanti, una decisa e curiosa modifica morfologica della foce, lungo la  battigia.
Premetto di non conoscerne affatto la sequenza storica dello sbocco a mare del fosso; ma partendo da alcuni rilievi fotografici aerei si nota che nel 2020 la foce è in linea con l’ultimo tratto rettilineo del corso d’acqua, sfociando subito in destra della scogliera artificiale posta ortogonalmente alla linea di costa, chiamata da Google Maps “Promontorio Vellalunga”. Nel 2022 la foce si è allungata a sud, occupando un tratto di spiaggia libera. Nel giro di 2 anni, nel 2024, la foce si è letteralmente estesa, sempre verso sud, di 150 mt, attraversando tutta la spiaggia libera ma anche l’intero affaccio al mare dello stabilimento balneare Mare Blu. Cosa è accaduto?
Il corso d’acqua ha cominciato a trovarsi davanti un “tappo” di sabbia (cresciuto per non so quale ragione: vento, mareggiate, alta e bassa marea o addirittura la scogliera?). Di conseguenza, non correndo più in modo ortogonale alla riva ma parallelamente ad essa, ha cominciato a tracciare il suo nuovo letto scavandolo nella sabbia, mangiando ovviamente a monte e creando uno scalino di almeno 50 cm di altezza. La trincea davanti alla prima fila di palme dello stabilimento ha costretto il gestore ad apporre  un cartello con la scritta “attenzione al gradino“.
Non so quanto sia possibile stabilire un collegamento, ma tutte le mattine della bella stagione diversi trattori setacciano l’arenile e i tratti di spiaggia libera con l’obiettivo di liberare la sabbia da rifiuti, dando al contempo una spianata di qua e di là.
Adesso quel tratto, dove il torrente si è anche “spanciato” e dove le acque apparentemente ristagnano, viene evitato per ovvie ragioni (anche se spesso i trattori setacciamo anche i primi metri di riva, entrando in mare).
Sono certo che andando avanti così, il corso d’acqua, con le possibili e auspicabili piogge di primo autunno, eroderà sempre di più a monte, arrivando a lambire, ma ci manca poco, la prima fila di palme. Se la cosa dovesse avvenire prima, è ipotizzabile che il gestore chieda a qualcuno (ma potrebbe anche averlo già fatto) di intervenire per ripristinare la stato naturale presunto del corso d’acqua. Già, ma qual è questo stato? Sarebbe come dire ad un fiume di non formare meandri vaganti e invece di andare dritto! E poi, chi pagherebbe i lavori? A vantaggio di chi? Con quale logica?
Allora, mi chiedo, vedremo presto mezzi meccanici all’opera per riportare la sabbia al “posto giusto” come anche la foce del fosso, che oggi vaga libera seguendo un decorso fisicamente più naturale? E se ciò dovesse ripetersi, a qualcuno potrebbe venire in mente di fare un canale, magari chiuso, un tubo, e portarne al largo lo sbocco, in modo da evitare il ripetersi della situazione attuale?
Ma, vista anche la presenza  di un fosso che andrebbe rinaturalizzato, nonché della Riserva Dannunziana di cui è prevista l’ampliamento includendo proprio il fosso, ma anche del tratto meridionale della sofferente pineta della Riserva Statale di Santa Filomena, non sarebbe invece piu interessante fare di questo, sulla scorta delle “eco-dune”, un luogo di didattica ambientale, rivolto a tutte le età, considerando che intorno alla foce cresce e si sviluppa la vegetazione tipica di questi luoghi che richiama animali altrettanto tipici degli stessi, per cercare di capire alcuni concetti base di ecologia, come certe dinamiche naturali, che avvengono in ambienti anche urbani, e quello di  resilienza, condizione a cui siamo tutti invitati ad adeguarci, tanto che ci si è scomodata l’Europa costruendoci sopra un flusso economico di finanziamenti mai visto prima d’ora, il PNRR?
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