Investito due volte, prima a parole e poi con l’auto: una giornata in bici che poteva finire male!
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“Non puoi toccare la mia macchina, altrimenti ti denuncio per danni“. Così l’altro giorno, la mattina, mi ha minacciato un automobilista a cui facevo notare che aveva parcheggiato sulla corsia ciclabile di via Marconi. E nel pomeriggio l’investimento, quasi un frotale con invasione di corsia. Ma andiamo con ordine.
Dopo aver superato in bici le tante auto quotidianamente ferme sulla corsia ciclabile lato monte di C.so V. Emanuele, una volta scavallato il Ponte a Risorgimento, mi è toccato fare lo stesso lungo Via Marconi.
All’ennesimo mezzo, un SUV con il titolare col capo chino sul cellulare, non c’è l’ho fatta. Passata l’auto, mi sono fermato e con le nocche delle dita della mano destra, coperte dal guanto, ho “bussato” sul cofano anteriore, per attirare l’attenzione del tipo al volante, favendogli notare con i gesti che aveva parcheggiato sulla corsia ciclabile. Non ci ha messo molto a scendere e a intimarmi, con fare alquanto borioso, di “non toccare la sua auto che altrimenti mi avrebbe denunciato per danni“. Ne pè seguito un breve scambio di battute su quale fosse la colpa più grave, la sua o la mia (mentre io, col guanto, toccavo di nuovo la sua macchina per sottolineare l’inconsistenza dell’accusa), e poi lui ha concluso sentenziando che non potevo permettermi di segnalargli l’infrazione, che è roba da agenti stradali, a cui io rispondevo che, appunto, “facevo solo notare” e non comminavo certo sanzioni. Appena 50 metri dopo i saluti, mi sono girato e l’auto non c’era più. Ma solo dietro.
Ma il resto è arrivato all’imbrunire, lungo via Petruzzi, dietro il Parco Ex Caserma Di Cocco, quando un automobilista, uscendo largo con la sua auto da una curva, ha invaso la mia corsia venendomi addosso senza rallentare, se non dopo avermi buttato a terra, nonostante il mio tentativo di guadagnare addirittura il marciapiede.
Mi hanno aiutato a rialzarmi 5/6 persone che erano lì e con mia grande sorpresa ho constatato di non essermi sbucciato nemmeno le mani, nonostante la rovinosa caduta. “Mi è andata di lusso”, mi sono detto!
Anche il giovane autista si è subito interessato alle mie condizioni, e si è scusato, allargando le braccia, dicendo di non essersi accorto di aver preso la curva larga e che non gli era mai capitato (proprio in quella curva, ormai da parecchi mesi, ci sono transenne per via delle mura pericolanti della recenzione del parco).
Dopo diverse ore, ho constatato di non avere postumi di sorta, se non non qualche indolenzimento (durante il tragitto ero tracciato con gps che più o meno ha registrato il sinistro).
Ma questa cronaca la potrei scrivere tutti i santi giorni che percorro in bici le vie della città, via Marconi in primis, e non solo io. E ogni sera ringrazio non so quale santo per essere tornato a casa sano e … vivo.