Pedoni sulla circonvallazione
Si, in direzione Ancona. No, no, non è ancora capitato. Ma se un pedone, provenendo da Fracavilla, sulla SS 16, volesse proseguire verso Pescara, superato il cavalcavia della ferrovia Adriatica e continuando sulla destra, dove lo porta la strada, ci andrebbe a finire naturalmente, nonostante la scomparsa del marciapiede. Meno male che c’è il divieto, per cui il pedone è avvertito e, con qualche attraversamento altamente pericoloso, deve andare dritto, superare il dosso e arrivare ai margini sud della Riserva Dannunziana. Stessa storia per un ciclista.
E’ quello che mi è capitato giorni fa quando, per una serie di impreviste situazioni, mi sono ritrovato nella condizione di dover andare, a piedi, verso Pescara, superando il tratto sopra descritto.
Questa situazione, che vale sia per un senso che per l’altro, esiste da oltre 30 anni, da quando cioè è stato realizzato lo svincolo della circonvallazione sud di Pescara. Tutto è stato previsto, per i mezzi motorizzati, ma nulla per il resto dell’utenza. Come è stata possibile una simile dimenticanza?
Da sud verso nord, i marciapiedi si spengono all’altezza del cavalcavia ferroviario: lato mare nell’erba e lato monte a ridosso di un parcheggi, non dando più segni di vita da quel punto in avanti.
Dal lato nord, i marciapiedi non esistono già dall’uscita della Riserva Dannunziana e chi, a piedi e in bici, volesse dirigersi verso sud può farlo solo rimanendo in strada, la SS 16, infilandosi dritto dritto nella intersezione tra questa e l’uscita della circonvallazione.
Tutto questo è stato possibile perché all’epoca era poca o inesistente l’attenzione nei confronti dell’utenza debole (figurarsi!) e nessuno c’aveva fatto caso. Oppure si era ritenuto che poi, a raccordi stradali ultimati, si sarebbe pensato anche al completamento di queste parti minori, almeno del marciapiede. Niente!
“Lì a piedi non ci passa nessuno, né tantomeno in bici“, potrebbe obiettare qualcuno. E certo: dopo averlo reso inagibile e per di più pericoloso è ovvio che nessuno si azzardi a passarci
Ma l’ora del riscatto potrebbe essere vicina: l’abbattimento della parte finale della Circonvallazione è stato annunciato, ed è già “disegnato” in alcuni documenti di pianificazione viaria.
Potrebbe essere quindi la volta buona per riequilibrare tutta l’area, la porta sud della città, cercando di dare una localizzazione marginale al raccordo tra SS16 e circonvallazione (che diventerà a raso), evitando, per agevolare ingresso e uscita da questa, di spargere altresì strade minori nel circondario (come logiche auto-centriche porterebbero automaticamente portare a progettare).
Sarebbe questa una occasione giusta per concentrarsi quindi su un approccio più “sostenibile”, individuando in modo opportuno e sicuro percorsi dedicati per pedoni e bici, con l’obiettivo di collegare la parte sud della città, quella un po’ più lontana dal mare, alla Riserva Dannunziana e viceversa.
Razionalizzare tutti i percorsi è una opportunità da non lasciarsi scappare, recuperando terreno e suolo da adibire a spazio verde, sia attrezzato e quindi fruibile che con funzioni paesaggistiche di barriera verde (di contrasto all’inquinamento atmosferico e acustico).
Tracciati di collegamento che non devono risultare come marginali e residuali rispetto agli assi carrabili, ma prioritari o al limite aventi la stessa dignità e funzionalità.
E’ l’occasione per creare elementi di raccordo tra l’area della Riserva Dannunziana con il popoloso quartiere di Villaggio Alcione e il nucleo pedecollinare delle nuove residenze, ormai consolidato e anche in fase di ampliamento, dando a sud una prosecuzione naturale al più grande polmone verde della città, che passi attraverso un sistema di raccordi a misura di pedoni e ciclisti e che contempli la rinaturalizzazione di Fosso Vallelunga, cementificato da tempo immemore e che sarebbe ora da riportare a condizioni di originaria naturalità.